Storici della scena punk-rock britannica, precursori della new wave made in Uk, innovativi plasmatori di musica ancora attuale, evolutisi dall’esordio del 1977 con “Pink Flag” al recente album, post litigi e reunion, “Object 47”, sperimentando svariate influenze, dalla wave al punk in chiave moderna, capace di stare al passo con i tempi, gli Wire, in un’unica data italiana cult per appassionati, hanno fatto assaporare quasi due ore di puro punk di stampo ‘80s in celebrazioni vocali e ritmiche e gusto per la melodia più coinvolgente, tra ricchezza culturale e memorie dei passati show sperimentali. In un composto intellettuale di eleganza sonora e minimalismo anti-eccesso, la musica degli Wire ha stupito per tripudio sonoro inneggiante al movimento ma non alla rabbia, come fin da “Pink Flag” si palesò in brani brevi che hanno in sé l’evoluzione del punk e l’ironia lirica a celebrare un fantasioso assioma vincente di rock massiccio ma mai brutale. Colin Newman e soci hanno suonato e cantato il mistico crescendo di “Heartbeat”, “The 15th” dalla sostenuta base ai limiti dell’avanguardia grunge, la struggente potenza di “Pink Flag”, il richiamo new wave di “He Knows”, la sperimentazione di “In The Art of Stipping” e l’assoluta potenza di “12xu”, in un crescendo emozionale tra bis sostenuti ed interminabili, quasi a sfamare il desiderio di arte del pubblico. Aggreganti e allucinati, oscuri e decadenti, ambiziosi e sperimentali, persino a distanza di anni, tra dance, wave e rock, con quella coerenza di fondo a delineare lo status creativo di una delle formazioni più influenti della musica moderna che, comunque vadano mode e tempi, sarà sempre anni luce avanti a tutti.
Thanks for the post