“Tohu Bohu”
Acid Cobra
2010
8 / 10
Nei primi anni ’90 il post-kraut-rock cisalpino degli Ulan Bator aveva convinto anche le pigrizie di mezza Europa, grazie all’eclettismo artistico che Amaury Cambuzat, creatore della band, riuscì a palesare live, entusiasmando pubblico e critica, grazie anche alle sonore amicizie con leader della scena autorale italiana, quali CSI e Gianni Maroccolo.
Oggi, sei anni dopo l’ultima fatica, i nostri ritornano sulle scene con “Tohu Bohu”, creatura discografica figlia dello sposalizio delle molteplici influenze e genialità della band, che vede la propria realizzazione in 10 brani multilingue, dove il respiro internazionale è metafora della polivalenza sonora, a metà tra canzone d’autore (Regicide) e conflitti di note alla NIN (Speakerine, AT), a metafora (anche visiva, grazie alla rielaborazione grafica di un dipinto del visionario artista statunitense Norbert H.Kox) della più totale confusione socio-psico-cultural-intimista in cui l’uomo moderno giace, spossato ed inerme di fronte allo sfaldamento dei rapporti umani, delle confusioni religiose, del caos profetizzato e vivente e della sporcizia politica.
Rabbioso e funesto, tra lancinanti urla di giustizia (introvabile), intimismo riemerso e incandescenza sonora.
Tracklist:
newgame
speakerine
regicide
R136A1
missy & the saviour
A T
mister perfect
ding dingue dong
tohu-bohu
donne
Web: www.myspace.com/ulanbatorarchive
di Ilaria Rebecchi
You forgot Andrew Jackson’s Big Block of Cheese with nary a macaroni in sight.