SOCIAL DISTORTION – Hard Times And Nursery Rhymes
Etichetta: Epitaph Records
Anno: 2010
Genere: Punk Rock
Voto: 6.5/10
Il gruppo di Mike Ness (unico membro originale rimasto) non ha mai brillato per fertilità artistica. Dopo trent’anni di carriera quasi ininterrotta si trova a rilasciare il loro settimo album di inediti a sette anni di distanza da Sex, Love & Rock’n’Roll, datato 2004. Basti pensare che nello stesso arco di tempo i Bad Religion hanno dato alla luce ben 15 album.
Perché questa avarizia compositiva? Cambi di formazione, incarceramenti e lutti hanno sicuramente influito, ma la sensazione è che quando la band di Orange County registra un album non lo fa per mere esigenze di mercato.
Dalla pietra miliare del punk californiano “Mommy’s Little Monster” (anno domini 1983) di acqua sotto i ponti ne è passata. Punk, blues, rock’n’roll e country non hanno mai avuto un matrimonio più felice di quello che si è celebrato in piccoli gioielli come “Prison Bound” (1988), “Social Distortion” (1990) e “Somewhere Between Heaven and Hell” (1992), mentre il seguente “White Light, White Heat, White Trash” ha dato ai posteri forse il lavoro più intenso della loro discografia. “Sex, Love & Rock’n’Roll” (2004) dimostrò che la morte di Dennis Darrell (insieme a Mike anima componitiva della band) era stata metabolizzata, assimilata e messa in musica nella migliore delle maniere. Dopo ulteriori cambi di formazione (alla batteria), ritardi, dilazioni ci troviamo oggi a tenere fra le mani “Hard Times and Nursery Rhymes”. E c’è timore, prima di premere il tasto “play”. Timore di un passo falso, di una caduta di stile, di un segno di stanchezza o indecisione.
Road Zombie però, sembra messa là apposta. 2:21 di intro martellante, cupa, tagliente, abrasiva, di quelle che ti fanno tirare un sospiro di sollievo perché, cazzo, i Social Distortion sanno ancora il fatto loro. California (Hustle And Flow) è forse la traccia più rappresentativa dell’intero disco, che vede un chiaro e forte ritorno a quelle radici blues e country che ne avevano caratterizzato il sound nella prima metà degli anni ’90. Manca (ovviamente) quella freschezza, quella sana rabbia giovanile, quella sorta di ingenuità, ma come dei vecchi leoni del punk rock il gruppo di Orange County mette in campo esperienza e maturità, prendendosi anche il lusso di inserire cori gospel pescati dritti dritti da quei Rolling Stones a cui raramente fanno mancare ammiccamenti (Can’t Take It With You è nei fatti una Tumbling Dice punk).
Anche per quanto riguarda i testi Hard Times And Nursery Rhymes rappresenta un ritorno all’immaginario Nessiano fatto di macchine veloci, donne pericolose, ragazzi sfortunati, vita di strada e pelle dura. Meno interiore degli ultimi lavori quindi, ma non per questo privo di momenti intensi (Gimme The Sweet And Lowdown, Writing On The Wall).
Valeva la pena di aspettare sette anni per questo disco? A questa domanda non so rispondere; nella discografia della band è probabilmente il più prescindibile del lotto e, salvo dei veri e propri “guizzi di stile” (Alone And Forsaken in primis, ma anche il singolo Machine Gun Blues le già citate California e Can’t Take It With You), non sarà certo un album capace di portare nuovi fan a chi li ha snobbati fin’ora. Ma una cosa è certa: Hard Times And Nursery Rhymes non è l’album di una vecchia gloria che tira a campare. E’ un disco per certi versi nuovo e per altri tradizionale, dove i SxDx di oggi guardano a quelli dell’altro ieri senza nostalgia, senza rimpianti, bensì con la consapevolezza di essere, ancora oggi, i portabandiera di un rock autentico, sanguigno, che ti lascia i segni sulla pelle non meno di quanti te ne lasci nell’anima.
And I’m still alive and I will survive
I can take what life’s got to give
Just need a little time
And I’m still alive, talking that some ol’ jive
I can handle what comes my way
Just gimme another day
by Marco Dalla Stella