PUBLIC ENEMY
– 04/11/2010 Estragon, Bologna –
I Public Enemy sono una band che, a trent’anni dall’esordio, può ben dire di non aver bisogno di presentazione. La loro influenza sulla musica rap e non solo è semplicemente immensa e sono tra i pochi, nel loro genere, a potersi insignire dell’aggettivo “leggendari”, senza esagerazione alcuna.
E’ anche per questo che il loro concerto a Bologna diviene un appuntamento irrinunciabile non solo per gli appassionati di hip hop (io non lo sono), ma per chiunque apprezzi la grande musica.
Dopo l’esibizione del rapper di supporto, tale Donald D, fa la sua comparsa sul palco la fantastica radiolona anni ’80 che apre le danze con Contract On The World presentata da una buffa coreografia fatta da due energumeni vestiti da militari che con i loro movimenti marziali resteranno sul palco per tutta la durata del concerto. Ma eccoli fare il loro ingresso: sotto giubbotti oversize e cappucio stretto in testa si nascondono Chuck D e Flavor Flav che senza troppi indugi cominciano a snocciolare le loro rime. Il concerto sembra buono, niente di eccezionale, ma quando Flavor si spoglia, estrae la sua amatissima sveglia e dà inizio a 911 Is A Joke il set prende il volo, il pubblico impazzisce e comincia a saltare braccia al cielo, in completo delirio.
Quello che avverrà da qui in avanti sarà, senza mezzi termini, uno dei concerti più belli a cui ho avuto la fortuna di assistere (e posso dire di averne visto qualcuno). Tutto è organizzato alla perfezione, studiato fin nei minimi dettagli per non lasciare tempi morti senza però togliere spazio all’improvvisazione. I due rapper alla veneranda età di 50 anni tengono il palco in maniera perfetta, Flavor Flav è sconvolgente nel suo correre, saltare, ballare, lanciarsi sul pubblico (TRE volte); si vede benissimo che conosce tutti i trucchi del mestiere e questa sera non pare volersene risparmiare nemmeno uno. Un vero show nello show, mentre Chuck D (vera mente della formazione) sembra visibilmente divertito da quanto sta accadendo.
I pezzi storici ci sono tutti: Don’t Believe The Hype (con due ragazzi dal pubblico chiamati sul palco), Bring The Noise, Welcome To The Terrordrome, e c’è anche spazio per una bella versione di Block Rockin’ Beats dei Chemical Brothers, un rap su base blues, un assolo di chitarra impressionante suonato anche dietro la testa e, tanto per non farsi mancare nulla, con i denti. Il bassista improvvisa il giro di Another One Bites The Dust, mentre quando tocca a DJ Lord, seppur con una partenza discutibile col giro di Seven Nation Army (con soliti cori di calcistica memoria) ed una continuazione su Smells Like Teen Spirit, ci mostra cosa vuol dire essere il dj dei Public Enemy. Spettacolare, semplicemente. Nelle quasi due ore di show sono troppi i gesti, le azioni, le idee che questo gruppo riesce ad inventarsi, l’interazione col pubblico è a livelli altissimi e si crea una vera e propria complicità con le prime file, senza contare che viene dato spazio anche ad alcuni MC locali che hanno l’occasione di esibirsi con Flavor Flav alla batteria. Non una cosa che capita spesso.
La chiusura, come prevedibile, è assegnata a Fight The Power, storico brano del 1989 che fa impazzire un Estragon non del tutto pieno. Anche in questa circostanza i Public Enemy si sono dimostrati band ammirevole, che non chiude il concerto con un rapido “thank you good night” ma si ferma a ringraziare tutti, pubblico in primis, prendendosi anche il tempo di firmare autografi e fare foto mentre Flavor ci saluta con un bel discorso sul razzismo e sul separatismo, per chiudere nel migliore dei modi una serata indimenticabile. YEAH BOY!
di Marco Dalla Stella
Troppo grandi, unici, inimitabili. Hip hop allo stato puro, musica potente e diretta. Spettacolo, cultura, movimento. Ancora tra i miei ascolti preferiti dopo 20 anni 🙂
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