admin On dicembre - 6 - 2010

KLAXONS
live @ Magazzini Generali (MI) 02/12/2010

Il primo decennio degli anni 2000 va concludendosi. Ci lasciamo alle spalle dieci anni di musica i cui dettami stilistici verranno compresi appieno e catalogati, come spesso accade, solo in futuro. Ciò nonostante, sono già visibili alcuni degli elementi che più ne hanno caratterizzato e influenzato l’evoluzione e, fra questi, internet 2.0 (i social network, per intenderci) verrà sicuramente ricordato come un’autentica rivoluzione nel modo di fare (ma soprattutto di promuovere) musica. Gruppi semisconosciuti nell’arco di pochi mesi hanno potuto giungere alla fama planetaria semplicemente caricando su MySpace i pezzi giusti, e il passaparola ha (tavolta) fatto il resto.

Alla lunga lista della “generazione MySpace” si aggiungono nel 2007 i londinesi Klaxons che, trascinati dal successo Magik, in pochissimo tempo arrivano al debutto sotto Polydor Myths Of The Near Future e vengono subito elevati allo status di paladini della new rave. Successo ripetuto (e forse amplificato) recentemente dall’uscita di Surfing The Void, il cui tour annesso fa oggi tappa a Milano.

Sfortunatamente arrivo in ritardo per il gruppo di apertura, gli Is Tropical. Mi è stato riferito che il loro è stato un concerto tanto breve quanto intenso, e con tutta probabilità saranno molti quelli rimasti positivamente incuriositi dalla loro proposta musicale.

La Serenissima dei Rondò Veneziano fa da intro al tour dei Klaxons che sono accolti da dei Magazzini Generali non sold-out ma comunque affollati. Neanche il tempo di presentarsi e senza troppo pensarci attaccano il concerto con Flashover a cui segue a ruota praticamente tutta la scaletta del nuovo album (ricordiamo The Same Space, Gravity’s Rainbow, Venusia, Echoes) più alcuni brani dall’esordio (Golden Skanks, Two Receivers, Magick, Atlantis To Interzone).

Nel giro di poco tempo sotto al palco si crea una gran folla di persone dove pogo, danze improbabili e deliri più o meno collettivi (e più o meno etilici) si mescolano ad un acre odore di vomito e sudore che, anche grazie ad un impianto luci imponente, fanno perdere la concezione dello spaziotempo anche ai più sobri dei presenti. Basta solo una manciata di canzoni però per accorgersi che il livello di caos sale esponenzialmente in concomitanza ai brani del “vecchio” Myths Of The Near Future, mentre precipita quando ad essere eseguiti sono quelli del nuovissimo (e, a mio parere, migliore nel complesso) Surfing The Void.

L’abusata spiegazione “…eh ma quelli nuovi ancora il pubblico non li conosce” mi lascia insoddisfatto. I pezzi nuovi sono conosciuti da molti dei presenti e talvolta scaldano l’atmosfera quasi quanto l’energia di Magick (è il caso di Cypherspeed e Surfing The Void). La conclusione più ovvia, quindi, è che semplicemente le canzoni del nuovo album mancano di mordente in ottica live, risultando così deboli, incapaci come sono di sostenere il confronto con i singoli dell’esordio. A questa nota di debolezza purtroppo ne va aggiunta un altra, se vogliamo ben più grave. Al pogo convulso delle prime file non corrisponde una minima partecipazione della band sul palco: i Klaxons si limitano all’esecuzione, per quanto buona, dei pezzi in scaletta e sono pochi i fuori programma, le improvvisazioni, i guizzi di follia. Anche in fatto di mobilità sul palco i quattro ragazzotti inglesi lasciano parecchio a desiderare, facendo della staticità e della prevedibilità elementi integranti del loro live.

Con il susseguirsi dei brani diventa sempre più chiaro che questi giovani londinesi non fanno certo del carisma la loro arma principale, e quando dopo poco più di una mezz’ora di concerto fanno il trito e ritrito giochetto di lasciare il palco e aspettare di essere richiamati “a gran voce” sono in pochi ad assecondarli. Solo l’indiavolata Atlantis To Interzone, furbescamente posta a chiusura di concerto, risolleverà le sorti di un concerto nel complesso mediocre, che ha mostrato tutti i limiti di una band forse giunta ad un successo troppo grande in una maniera troppo rapida e che non sembra avere nella dimensione live il suo ambiente ideale.

di Marco Dalla Stella

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2 Responses so far.

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