KINGS OF CONVENIENCE – Reggia – Venaria (TO) – 23 luglio 2010
di Maurizio Cerutti
La cornice splendida dei giardini della Reggia di Venaria fanno da scenografia ideale per il concerto dei Kings of Convenience in questa serata fresca, un cielo limpido sgombro da nuvole portate via dal vento pomeridiano e le montagne lontane sembrano enormi cartonati di un vecchio film. Mi siedo e vedo spuntare sul palco Erlend con un sorriso furbetto ed Eirik che salutano il pubblico lodando la splendida location e introducendo la band di supporto, gli Ophelia Hope di Bergen, la stessa cittadina dei Kings. La band capitanata dalla bellissima voce di Ingrid suona in acustico dà il via a un bel set dalle melodie molto dolci, perfetta colonna sonora del tramonto, come titoli di coda di un film in bianco e nero. Al basso suona Davide Bertolini che è il bassista/contrabbassista che accompagna i Kings da parecchio tempo in tour. Il loro concerto scivola via veloce come una leggera brezza estiva che si sta alzando da est mentre suonano un pezzo di Michael Jackson Rock With You riveduta in chiave acustica, molto apprezzabile.
Quando si fa buio, il pubblico silenzioso saluta il duo di Bergen che arriva quasi in punta di piedi sul palco, “We are always kings of convenience…nothing changes” dice Eirik, le luci diventano tenui come le voci delle persone accanto a me, loro in due sul palco, timidamente iniziano il loro show. Le loro voci profumano di leggerezza come foglie e le parole, fili invisibili, si lasciano cullare e intrecciare tra loro.
Dedicano una canzone al Re, antico padrone della Reggia, mentre Erlend mima il gesto della corona con le mani sulla sua testa, loro lo immaginano girare magari in bicicletta in questi giardini senza tempo. I don’t know what I can save you from con quel riff un po’ caraibico viene accolto da un battimani a tempo, ma come dice Erlend “nel mondo dei Kings of Convenience non si battono le mani ma si schioccano le dita, siamo molto più sofisticati”; Eirik si toglie la giacca bianca a collo alto: fa fresco stasera, davvero fresco, loro cercano di scaldarsi le mani con un giochetto che tutti i bambini fanno battendole una contro l’altra mentre cantando una filastrocca, hanno difficoltà a suonare.
Giocano sulle stagioni, le melodie ci accompagnano fino a un incrocio nel punto esatto dove ci chiederemo cosa succederà; la Reggia è uno spazio così immenso riesce a trasmetterti una sorta di intimità mentre viene suonata Boat Behind dal loro ultimo album Declaration of Dependance. Erlend mima le parole della canzone, dice al pubblico seduto di raggiungerli sotto il palco ed è subito accontentato; io vengo quasi travolto ma riesco a ricavarmi uno spazio a pochi metri da loro. Eirik è il più timido, a tratti serioso anche con il sorriso stampato sul suo viso, è il bravo ragazzo che tutte le mamme vorrebbero come genero, mentre Erlend è un fumetto che balla da perfetto nerd, facendo le flessioni per riscaldarsi e dicendo “Siete pronti per il mio fantastico assolo di piano?”. Non amano molto essere fotografati, dicono: “Ci mettiamo in posa per due minuti fateci tutte le foto e poi per favore mettete via le macchine”. Non verranno accontentati. Cayman Island e Homesick sono due veri gioielli e vengono cantate da tutti. “Nell’estate 2004, questo pezzo è diventato famosissimo qui in Italia… grazie a voi” dice Erlend introducendo Misread.
Il concerto cambia, l’atmosfera intima e sommessa dei primi brani lascia spazio al calore condiviso dal pubblico all’arrivo della band, un violinista molto bravo che appone subito la sua firma con il riff inconfondibile di Stay out of Trouble, Davide Bertolini al contrabbasso e Crag Farr alla batteria degli Ophelia Hope. Toxic Girl, “Questa invece è una canzone che ha avuto molto successo nelle chart inglesi nel 2001”, il look da secchione di Erlend non nasconde la sua enorme simpatia sul palco, divide il pubblico e lo fa cantare in sequenza comandandolo come un direttore d’orchestra, canta “Nel blu dipinto di blu” e fa schioccare le dita a tutti velocemente simulando il rumore della pioggia.
Vedo volare delle bolle di sapone sul palco fatte da una ragazza delle prime file mentre viene suonato l’assolo di contrabbasso, “Abbiamo suonato a Torino nel 2005 il giorno in cui Bush è stato rieletto Presidente, eravamo molto tristi quel giorno ma la serata ci ha tirato su il morale, chi c’era di voi?”, siamo in tre ad alzare la mano, a riprova che il gruppo in questi anni si è conquistato una bella fetta di pubblico più mainstream. I’d Rather Dance With You è bellissima, immancabile il balletto finale di Erlend. I ragazzi alla Big Bang Theory ci hanno divertito parecchio e suonato benissimo, incastrati eppure a loro agio sorridono e ci salutano come i protagonisti un quadro che si anima a secondo da come volti il tuo sguardo. Il gracidare delle rane del laghetto antistante il giardino attira la curiosità di Erlend e un’ultima sua battuta, “In Francia le mangiano le rane” mi fa sorridere. Poi Erlend saluta e dà appuntamento poco più tardi nella piazzetta centrale di Venaria, per incontrare questi ragazzi della porta accanto.
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