It kicks like a sleep twitch!
– Editors Italia Wave Love festival 2010
Heinrich Heine diceva che “dove le parole finiscono, inizia la musica.” Ed è bastata una sola parola per dar vita a quello spettacolo entusiasmante ed elettrizzante capace di rinvigorire le tante anime presenti in quella caldissima serata di fine Luglio all’Italia Wave Love Festival di Livorno: Editors.
Un tuffo lungo un’ora e quaranta minuti nelle note del quartetto di Birmingham che ha fatto viaggiare il pubblico attraverso le tappe principali della sua esistenza, dai vecchi successi di “The Back Room” e “An End has a Start” fino alle atmosfere dell’ ultima fatica discografica, “In This Ligh And On This Evening”.
Ma ripercorriamo la serata dalle prime ore: ai Playmobil from Chernobil (band elletrofunk di Caserta) l’onore di aprire la seconda giornata del festival presso lo stadio Picchi (location del Main Stage), seguiti da colui che viene definito dalla critica come il nuovo Rino Gaetano, Dario Brunori (calabrese come il celebre musicista scomparso nel 1981). Verso le 20.30 salgono sul palco i fantastici Ok Go: divertenti, bravi, trascinatori. Puro connubio di arte e show concentrato nella strepitosa persona di Damian Kulash che intrattiene un numero sempre più numeroso di astanti, ansiosi di vedere i loro beniamini inglesi. Vengono presto accontentati: alle 21.50 salgono sul palco i quattro capitanati dalla superba voce intrappolata nell’avvenente corpo di Tom Smith e danno il via alle danze con quella che dà il titolo all’ultimo album, “In this Light and on this evening”. Una barriera di synth invade lo stadio e penetra nelle orecchie con la forza di un soldato romantico sul campo di battaglia. A seguire un ritorno alla chitarra di Chris Urbanowicz, con “An eEnd Has a Start” , “Bones” , “Bullets” e la splendida “Escape the nest” : il pubblico in delirio canta a squarciagola e si lascia conquistare da Tom Smith, portabandiera della scena neo-wave britannica, e dal pathos della sua presenza scenica degna della migliore interpretazione dell’Amleto. “Eat Raw Meat = Blood Drool” e “A Life As a Ghost” interrompono la sequenza di successi passati rendendo evidente la svolta musicale sviluppata nell’ultimo album (che ha provocato non poche nostalgie negli amanti del dominio della chitarra delle precedenti produzioni) per lasciare in seguito il posto alle perle “All sparks” , “Blood” e “Bullets” arrivando al secondo singolo estratto dal terzo album, “You don’t know love”, ed alla celeberrima “The Racing Rats” in un tripudio di mani alzate e voci riunite in un unico potente suono totalmente coinvolto dalle note del piano di Smith. E tocca alla notissima “Smokers Outside The Hospital Doors” il compito di tenere alta l’estasi musicale nella quale sono immersi gli spettatori, mentre la band si prepara a lasciare spazio al solo, meraviglioso binomio Tom/pianoforte per “No Sounds But The Wind” (ahimè famosa come colonna sonora della saga letterario -cinematografica Twilight) , preludio di una sequenza melodica di altissima scuola con “You Are Fading” , “Bricks and Mortar” e terminante con quella che può essere forse considerata la più nota canzone degli Editors: “Papillon”. Meraviglia che sprizza energia da ogni singola nota, capace di entrare nella testa dell’ascoltatore al primo ascolto e non uscirvi più, l’oramai celebre “It kicks like a sleep twitch” risuona nelle bocche degli spettatori e di un esausta Smith, sudato e stanco ma ancora carico di furia e passione. Dulcis in fundo “Fingers in Factories”, ed un’ultima potente scarica di adrenalina coinvolge i tanti testimoni di tale spettacolo, come una bianchissima e splendida luce in una calda e buia notte d’estate.
Ambra Rebecchi