“INTERPOL”
Interpol
Matador
2010
genere: nu wave
voto: 7.5 / 10
C’è un tessuto algido e malinconico nei nuovi brani del terzo album degli Interpol.
Una materia scivolante in armoniose situazioni sonore e liriche che sembrano riaffiorare con orgoglio dalla scena new wave da cui la band prende spunto, senza però scadere in soluzioni più pop, a differenza dell’ultimo album, virando verso un ritorno ad enfatiche stanze musicali dove la disperata essenza del fallimento del post punk sembra affliggere poster di dilatazioni di chitarre ed echi convulsi della voce di Paul Banks, dark ed elettrica al contempo.
Sarà per la partenza di uno dei 4 (il bassista Dengler), sarà perché così bene sanno dipingere la precarietà della stessa generazione a cui la band appartiene (e le successive, ovviamente), quasi ad affrescare di tutte le più splendide tonalità di grigio (scuro), il dipinto sonoro e poetico che ripudia esagerazioni radiofoniche, svelando altresì l’inquietudine di anime vaganti in percorsi oscuri e pesanti nella loro stessa mente.
E così non stupisce come la sincerità decadente di The Undoing o Always Malaise, l’appoggio ‘80s di Memory Serves, la base ansiogena di All The Ways, il crescendo spazio-temporale di Lights (singolo-non singolo), la disillusione di Success e l’algidità ritmata di Try It On, convincano nei riverberi sonori, nella coerenza alla disperazione e nella crudeltà dipinta.
Con molta più fedeltà dei concorrenti contemporanei, forse.
E con meravigliosi echi ai Jesus & Mary Chain, più di quanto non ci si aspetterebbe.
Deliziosa riconferma di inni emozionali disincantati e disperati.
Tracklist:
Success
Memory Serves
Summer Well
Lights
Barricade
Always Malaise (The Man I Am)
Safe Without
Try It On
Allo f the Ways
The Undoing
Web: www.interpolnyc.com
di Ilaria Rebecchi
I admire what you have done here. I like the part where you say you are doing this to give back but I would assume by all the reviews that this is working for you as well.