di Matteo Visentin
Incontrare Bob Rifo quando il nostro pianeta va a rotoli è come iniettarsi una dose di rabbia e fiducia non da poco. Parlare con Bob fa capire che non bisogna arrendersi, non bisogna piegarsi di fronte al figo di turno che professa dottrine discutibili e prettamente personali, che vuole portare il popolo ad una messa segreta colma di ignoranza e presunzione. The Bloody Beetroots è cresciuto, ha preso forma ancor di più ed è pronto a sfilare con il suo carro alato per tutte le vie del Mondo, predicando arte e magia, insegnando qualcosa di nuovo e prezioso. Anarchia, con stile, con costanza, distruggendo le regole.
The Bloody Beetroots diventa live: basta dj set, tre componenti… cosa dobbiamo aspettarci e perché questo cambiamento?
E’ un cambiamento drastico in quanto voglio dimostrare che esiste una certa qualità dietro alle esibizioni live ed alle produzioni. E’ stato fatto qualcosa di diverso da ciò che nel resto del Mondo si stava facendo, portando delle particolarità non strettamente LIVE in una realtà appunto live. In un periodo particolare per la musica come quello attuale, ho voluto far vedere che c’è musica vera, suonata.
Non c’è il rischio di perdere una fetta di pubblico abituata al classico dj set?
E’ probabile, come lo è il fatto che altra gente, magari più attenta alla qualità dell’esibizione, si avvicinerà al nostro progetto.
“Romborama” è stato un album che ha sancito l’anima anarchica di TBB unita alla potenza stilistica della band. Troveremo anarchia e potenza anche nelle esibizioni live?
Certamente, il live farà uscire con ancora maggior forza il nostro stato d’animo, la nostra natura, la nostra indole.
E’ uscito da poco il video digitale di “2nd Streets Have No Name”, secondo singolo di “Romborama”. Parlaci di questa creazione.
E’ un video ambientato a Parigi e nel quale fanno apparizione alcuni amici come Etienne De Crecy e Vicarious Bliss. Un video in bianco e nero, molto soffice ed in linea con la canzone, della quale se ne trovano, nel digitale, tre versioni. Cito da un punto di vista prettamente musicale la versione con viola, violino, pianoforte e glockenspiel realizzata con il duo parigino Something A La Mode, assolutamente interessante e che si discosta dalla linea originaria di The Bloody Beetroots.
Ennesima svolta di TBB è l’apertura di un vero e proprio punto di incontro e confronto online, il sito Death Crew 77.
Ho aperto un blog quando i blog stavano lentamente scomparendo. Ho creato una sorta di manifesto anarchico dove potersi esprimere e confrontare ed inoltre verrà creata una piattaforma dove gli artisti potranno presentare i propri lavori ed avere popolarità passando per il nome The Bloody Beetroots.
TBB è innovazione contro i principi appassiti della musica. Come vedi la situazione della musica elettronica in Italia?
E’ sempre troppo presente la figura del “dj superstar”. C’è molta pigrizia, uno fa una cosa e tutti lo seguono, non c’è innovazione né voglia di cambiare.
Sei sempre dell’idea che l’Italia non sia il posto adatto per far divenire realtà i propri sogni e le proprie aspettative?
Assolutamente sì. L’Italia è indietro rispetto all’estero, qui da noi un artista fa la fame mentre basta uscire dai confini per rendersi conto che un lavoro valido è retribuito e che si può fare di questa passione una professione.
E’ partito anche il progetto RIFOKI, l’EP è questione di poco tempo. Come sta andando?
Sicuramente sta andando bene, l’intesa con Steve Aoki è forte e ci divertiremo. Siamo pronti per il debutto a Los Angeles.
Bloody Beetroots Death Crew 77 non si ferma. Date fissate fino a Luglio, e poi?
Avanti con il tour e due novità entro la fine del 2010. Ma preferisco non svelare nulla.
Stay tuned…
Di Matteo Visentin