admin On giugno - 18 - 2010

 



di Stefano Bartolotta

Scusami se inizio con una domanda che probabilmente vi sarà stata già fatta molte volte ultimamente, però è una curiosità che la gente probabilmente vuole sapere. L’ultimo disco pubblicato prima di questo “Coconut” risale al 2006, quindi quattro anni fa. Come mai è passato così tanto tempo tra un album e l’altro?
Intanto perché non abbiamo mai sentito alcuna fretta di concludere alcunché, poi anche perché io e Sam, il cantante, abbiamo avviato un progetto parallelo chiamato The Pyramids, con il quale abbiamo pubblicato un disco nel 2007 per la Domino (la stessa etichetta della band principale ndr). Quest’altro gruppo era composto soltanto da me e lui e propone musica piuttosto pesante e molto suonata in presa diretta, con canzoni registrate anche in 10 minuti in totale. Poi con gli Archie Bronson Outfit abbiamo continuato ad andare in tour per tantissimo tempo in tutto il mondo, dopodiché, quando abbiamo effettivamente iniziato a registrare questo disco nuovo, ci è voluto tanto tempo perché abbiamo fatto la spola tra l’Inghilterra, dove abbiamo suonato le canzoni, e gli Stati Uniti, dove invece ci siamo occupati del mixaggio. E poi abbiamo anche fatto dieci video diversi da abbinare ognuno ad una canzone del disco, e chi compra l’edizione con il DVD li può vedere.

Una delle cose che avevo in programma di chiederti riguardava appunto la mia impressione secondo cui queste nuove canzoni sono adatte per essere accompagnate da video, perché trovo che portino l’ascoltatore a viaggiare molto con la mente.
Abbiamo avuto la stessa idea anche noi! I video li abbiamo fatti io e Dorian, il bassista, e raffigurano cose diverse tra loro. Uno per esempio è ispirato ad un film degli anni 50 intitolato “A Matter Of Life And Death”, che noi amiamo e che secondo noi ha delle tematiche associabili al nostro disco.

Stavo pensando che il vostro disco potrebbe essere la colonna sonora ideale per l’eruzione del vulcano islandese che ha creato così tanti problemi per i voli.
C’è un video in effetti che raffigura un’eruzione! E’ stato fatto da tre persone, tra Londra e la Svezia, e si basa proprio sulla lava che scorre, è molto cinematico.

Il vostro suono è molto più ricco e complesso rispetto al passato. Questo è avvenuto per via di un cambiamento nel vostro gusto musicale o semplicemente perché avevate voglia di provare a fare qualcosa di diverso?
Per via di entrambe le cose. Volevamo sicuramente fare un disco di una tipologia diversa rispetto agli altri due, e anche da quello che io e Sam abbiamo fatto con i Pyramids. Volevamo un suono nuovo, volevamo sperimentare, ci abbiamo messo tanto perché volevamo definire un suono che piacesse a tutti noi, è facile per ognuno di noi trovare un suono che apprezziamo, però se gli altri lo odiano non serve a niente. Abbiamo poi voluto ottenere una rigenerazione collettiva della band, poi certo, ci piacciono molte più cose rispetto a quattro anni fa, ci siamo interessati ad altri tipi di musica e di conseguenza abbiamo ampliato le nostre influenze.

Prima che uscisse questo disco, eravate visti come una band dalla personalità vintage, ma probabilmente ora non sarà più così. Quanto senti che vi appartenga ancora questa personalità che vi caratterizzava nel passato?
Per chi viene a vederci dal vivo, secondo me tutto suona ancora vintage. Inoltre il nostro approccio tiene ancora in grande considerazione questo tipo di suono ed in generale gli strumenti analogici. Credo che però fossimo ormai portati a fare un disco che non riguardasse l’essere vintage e retro, ma che ci facesse abbracciare un po’ la tecnologia.

L’ultima volta che vi ho visti dal vivo era lo scorso settembre, all’End Of The Road festival, e sono rimasto molto shockato da questo ingresso totalmente inaspettato della tecnologia, e così non sono riuscito ad esprimere un giudizio proprio per via della sorpresa. Ascoltando il disco però, trovo che i nuovi elementi del vostro suono si adattino perfettamente con quelli vecchi, ma dal vivo vedere questo quarto membro ed il modo in cui usava i synth è stato difficile da capire.
Siamo in quattro anche stasera, e ora che conosci il disco, e quindi riconoscerai tutto ciò che verrà suonato e tutto avrà quindi più senso. Da un certo punto di vista sono anche contento che al primo impatto non ti sia piaciuta la nostra svolta, perché una delle cose che volevamo è che chi ci seguiva avesse una reazione, di qualunque tipo fosse, e non ascoltasse in modo passivo quello che avevamo di nuovo da proporre. Adoro il fatto che poi quando hai ascoltato il disco hai cambiato idea rispetto alla tua prima impressione data dall’ascolto del live. Questo disco per noi è come provare ad andare da qualche altra parte senza perdere ciò che avevamo raccolto prima, comunque abbiamo voluto muoverci, poi, come ti dicevo, adesso per te avrà tutto più senso.

Mi era sembrato che quella volta il volume dei synth fosse troppo più alto rispetto a quello degli altri strumenti.
Per quello può dipendere dal punto in cui ti trovavi ad ascoltare il concerto. Una delle cose brutte dell’essere in una band è che chiunque viene da te a farti notare errori dal punto di vista del suono, ma c’è una cosa a cui tutti dovrebbero pensare, ovvero che noi abbiamo il controllo di questo aspetto solo fino a un certo punto, e per il resto dipende da come è fatto il posto in cui suoniamo, dalla sua acustica. All’End Of The Road suonavamo in un grosso tendone circolare, probabilmente se ti fossi spostato avresti trovato un punto in cui i volumi erano meglio bilanciati. Comunque adesso andrò dal nostro fonico e gli dirò di abbassare il volume dei synth.

Non è facile trovare gruppi simili a voi attualmente, e questo mi fa pensare che probabilmente vi sentite più liberi nella ricerca di un vostro percorso perché non ascoltate nulla da gruppi che propongono cose nuove che potrebbero influenzarvi.
Non ci siamo mai sentiti condizionati da quello che accade intorno a noi. Abbiamo avuto le nostre influenze in passato, ci siamo ispirati a cose diverse per questo disco, ma non ci siamo mai sentiti parte di alcuna scena. Trovo che la nostra forza nasca dal fatto che ci conosciamo da tantissimo tempo, ci siamo incontrati tutti insieme che avevamo 12 anni, quindi sono circa vent’anni che ci conosciamo, non abbiamo dovuto frequentarci per formare una band, ma la band è nata dalla nostra amicizia già consolidata. Credo che da parte nostra  la voglia di fare qualcosa di nuovo, bello, che si adatti a tutte le nostre diverse personalità e che ampli i nostri confini nasca proprio dalla passione che è insita nella band stessa.

In passato i vostri dischi erano registrati per la stragrande maggioranza in presa diretta, però prima hai detto che per questo avete passato molto tempo a lavorare al mixaggio.
Abbiamo sempre registrato le canzoni suonandole insieme noi tre, però poi abbiamo passato molto più tempo che in passato a lavorare alla produzione, tra l’altro non per tutte le canzoni, ma per alcune, nelle quali abbiamo ricreato alcune cose rispetto a come erano venute dopo che le avevamo suonate. Questo è un disco molto più da studio rispetto agli altri due. Prendi per esempio “Magnetic Warrior”, la prima canzone: la parte in cui suoniamo noi tre ci abbiamo messo dieci minuti a registrarla, è molto live come concezione, anche perché l’abbiamo creta con una forma molto libera, non ha una struttura, ma solo un groove; poi però c’è stato un lavoro simile a quello che si fa nella dance music, ovvero inserire dei suoni sopra questo groove. E’ semplicemente un tipo di approccio diverso.

Per quanto riguarda invece l’aspetto strettamente compositivo, so che in passato le canzoni nascevano dal vostro suonare insieme per diverse ore consecutive. E’ stato così anche stavolta, oppure anche qui c’è stato un cambio di approccio?
Sì, a parte l’ultima canzone, “Run Gospel Singer”, che ho scritto e suonato io da solo, per le altre c’è stato lo stesso approccio, i testi li ho portati sempre io e le musiche sono nate nello stesso modo rispetto alle volte scorse.

A proposito dei testi, quanta importanza hanno nelle vostre canzoni? E come sono cambiati, in relazione alla musica? Senti che sono cambiati di più o di meno, o nello stesso modo?
Secondo me non può mai esserci correlazione tra le evoluzioni di questi due aspetti, almeno nel nostro caso, visto che i testi nascono solo da me mentre le musiche dall’interazione tra noi tre. I cambiamenti dei testi riflettono semplicemente i miei come persona, io ora sono molto diverso rispetto a quando ho scritto i testi per il disco precedente, ora io ho una famiglia, allora invece noi della band vivevamo insieme, ed io ero abitualmente molto ubriaco, mentre ora sono molto più stabile. Trovo che i testi debbano essere diversi tra un disco e l’altro, ma come ho detto, solo in relazione a come cambia come persona chi li scrive. Poi ti posso dire che ora i testi sono più astratti e che probabilmente si adattano meglio al nostro nuovo suono, e ti posso dire anche che c’è stato un lavoro di editing dei testi nello stesso modo in cui c’è stato per la parte musicale. Parlando sempre di “Magnetic Warrior”, inizialmente il testo era di soli quattro versi che si ripetevano, ed in generale non ho più pensato a scrivere testi che fossero adatti a far parte di una canzone che avesse la classica struttura strofa – ritornello – strofa, ma ho scritto in modo molto libero, così come più libera è la struttura delle canzoni dal punto di vista musicale.

Ho letto tante ottime recensioni di questo vostro nuovo disco. Voi siete uno di quei gruppi che ci tengono molto alle reazioni della stampa, o le recensioni le leggete piuttosto distrattamente, senza farci troppo caso?
Ci interessano solo le recensioni buone. Evidentemente ci piace prenderci dei rischi, e gli unici pareri che ci stimolano sono quelli che ci mettono voglia di rischiare ancora di più. Per esempio “Chunk”,  una delle canzoni del disco, inizialmente era stata lasciata fuori perché a noi sembrava più o meno la peggior canzone di sempre, poi però chi l’aveva ascoltata, anche all’interno della nostra etichetta, ci diceva che era una grande canzone e così abbiamo voluto azzardare ed includerla nell’album. In generale, comunque, noi non rimpiangeremo mai le nostre scelte, quindi se a qualcuno non dovessero piacere non sarà certo questo che ci farà cambiare idea, però se piacciono noi siamo contenti e siamo più invogliati a spingerci ancora più oltre.

Come stanno reagendo i fans europei ai vostri concerti in questo tour?
Bene, il tour europeo è iniziato solo da una settimana, ma ogni sera dal palco abbiamo visto gente a cui piaceva davvero quello che stava ascoltando, poi alcuni concerti non c’è stata molta gente, altri invece erano pieni, ma in generale si vedeva che tutti stavano apprezzando e da quando è uscito il disco abbiamo notato un maggior apprezzamento dei fans per i nostri concerti. Credo che questo sia dovuto al fatto che il disco nuovo è quasi cosmico rispetto a quelli del passato, che erano molto più “in your face”.

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