Amor Fou
live
16/10/2010
“ La sensibilità musicale – la <<musicalità>>, intesa nella sua accezione più ampia – richiede anche uno specifico potenziale neurologico? La maggior parte di noi probabilmente può sperare in una certa armonia, una coincidenza, fra le aspirazioni da una parte, e le capacità e le opportunità dall’altra; tuttavia vi saranno sempre quelli come George, in cui le capacità non sono all’altezza delle aspirazioni, e quelli come Cornelia, che sembrano avere tutti i talenti possibili, tranne il più importante: senso critico o gusto. Nessuno possiede tutti i talenti, né dal punto di vista cognitivo, né da quello emotivo. (…) In particolare, quella che noi chiamiamo <<musicalità>> comprende una gamma estesa di abilità e recettività: dalle più elementari percezioni del tempo e dell’altezza del suono, ai più elevati aspetti riconducibili all’intelligenza e alla sensibilità musicali (…). In effetti, quanto a musicalità, tutti siamo più forti in certi aspetti e più deboli in altri; e così abbiamo tutti qualche affinità con George e Cornelia. ” (da Musicofilia di Oliver Sacks)
Chiassà che diagnosi ne sarebbe uscita se il Dott. Sacks fosse venuto con me sabato 16 ottobre alla Latteria Artigianale Molloy di Brescia.
Una musicalità spinta da motivazione e dedizione per la musica a là George o sorretta dal solo orecchio perfetto, come per Cornelia?
Beh, visto che parliamo degli Amor Fou, la diagnosi sarebbe sicuramente stata “entrambe”.
La loro musica non è solo spinta da passione ma anche da un’ottima struttura musicale.
E a pochi mesi dall’uscita del loro nuovo album, “I Moralisti” , Alessandro Raina e i suoi si sono impegnati a non far mancare al proprio pubblico un discreto numero di concerti. Recentemente sono anche passati dal Covo di Bologna, al quale dicono di essere molto affezionati.
Questa volta ad aiutare l’atmosfera è sicuramente stata la location molto raccolta e un pubblico in religioso silenzio; situazione sicuramente ben distante da un chiassoso e dispersivo Mi Ami.
Ma forse è proprio questo l’ “habitat naturale” degli Amor Fou: questi locali così piccoli dove i ragazzi possono stabilire una personale intimità con il pubblico e questi, a sua volta, ha la possibilità di gustare meglio canzoni che non si fermano alla melodia, ma che sconfinano nella ricercatezza delle parole che compongono i testi.
Ad ogni modo, quest’anno c’è qualcosa in più che rende unici i loro live. Sarà che più il tempo passa, più il sodalizio che c’è in una band si rafforza nelle intese. Sarà che l’arte è anche continuo esercizio e non solo predisposizione, e che loro di “esercizio” e di costante impegno ne hanno messo. Sarà tutto quello che volete, ma questi ragazzi sono bravi e stanno giorno per giorno migliorando.
Tornado a questa serata, la scaletta è stata sicuramente generosa di cavalli di battaglia ben miscelati: da pezzi dell’ultimo album come ‘Peccatori in Blue Jeans’, ‘Le Promesse’, ‘De Pedis’, ad altre di fama più datata come la struggente ‘Cos’è la Libertà’.
Gli Amor Fou quella sera non hanno voluto lesinare proprio su niente, né tantomeno su emozioni, ottima presenza scenica, chitarra ben sguainata (grazie all’eccellente chitarrista, Stefano Dottori) e voce elegantemente modulata, per andare a regalare un concerto dalla forte intensità catartica.
di Gaia Tornetta