admin On ottobre - 8 - 2010

Questo non è un concerto.
Questo non è un locale e questo non è un gruppo.
Questa non è la caotica Milano, e questo non è un giorno che esiste.
Al di là della strada, in un altro locale ci sono i Mistery Jets.
A pochi chilometri da Milano ci sono Nick Cave con i suoi luridi e cattivi  Grindeman.
Insomma, c’è di tutto, stasera, ma chi ha deciso di essere qui, alla Salumeria della Musica, è consapevole di andare incontro a un’esperienza a tutto tondo, che colpisce il cuore, la mente, le articolazioni. Tutte le sensazioni provabili che conducono verso un nirvana pagano.
Le Amiina, quattro ragazze e due “gentili accompagnatori” sono parte di quella icelandic reinassence che ha portato questa terra sperduta e dimenticata a dei livelli altissimi nel panorama musicale internazionale: tutto è nato con un folletto che si chiama Bjork, e che ha fecondato Reykjavík (la città con il nome che tutti sanno pronunciare ma quasi nessuno scrivere – me per prima) facendo nascere veri e propri fenomeni.
Che musica fanno le Amiina?
Ecco, una via di mezzo tra il genere ambient e la muscia sperimentale, che potrebbe essere tranquillamente identificata con la categoria “musica da sogno”, perchè è questa la sensazione che si ha ascoltando la loro musica, dolce e ipnotica e fatata, come se ci si immergesse in una pozza tiepida nel cuore del gelo.
Ho provato a identificare gli strumenti che stavano suonando, ma è impossible anche solo ricordarsi la forma degli stessi, figuramoci il nome.
Ci sono degli strumenti ad arco, laddove nella categoria degli strumenti ad arco possa essere ricompresa una sorte di lastra di metallo che piegata e toccata con un archetto produce delle vibrazioni.
Ci sono moltissimi xilofoni e i loro parenti più o meno stretti.
C’è soprattutto l’incanto e lo stupore di una musica inaspettata.
Il pubblico è seduto per terra, attentissimo. Poche volte ho trovato un ascolto tanto consapevole, tanto raccolto e intimo, così profindamente attento e coinvolto.
Le amiina hanno appena pubblicato un disco, “Puzzle” e sono al secondo passaggio milanese nell’ultimo anno e mezzo, e fa piacere vedere come il loro pubblico sia non solo costante ma in significativo aumento.
Quella di Milano è l’ultima data del loro tour, ma sono ancora fresche, come se la loro musica volesse a tuti costi farsi strada, quasi mettere delle radici che a ben vedere sono ali, e restano nel cuore di tutti quelli che le hanno preferite a tutto, questa sera, qui.
Loro suonano e fuori il mondo accade, ma loro sono qui, sospese in un altro tempo e un’altra dimensione, e noi con loro, potrebbe accadere di tutto, ma questa è uma musica che avvolge, coinvolge, raccoglie.
Certo, i Grindeman con Nick Cave, certo i Mistery Jets, ma qui – ecco – qui c’è lo stupore

di Maril

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