Mostra del Cinema di Venezia
day 3
3.09.2010
Lido di Venezia
“Vincere il Leone d’Oro alla carriera? Un’enorme sorpresa! Rimasi esterrefatto persino quando Marco (Müller, ndr) mi avvisò della mia candidatura, mesi fa. Non so se lo merito!”
Una dichiarazione così, uscita dalla bocca niente meno che di uno che ha sfoderato successi quali “The Killer” (’89),“Mujeokja” e “Face/Off” (’97) e “Mission: Impossible II” (2000), e che presenta fuori concorso a Venezia, quest’anno, “Jianyu (Reign of Assassins)”, firmato in coppia con il discepolo Su Chao-Pin, capolavoro di delicatezza nel fondere effetti speciali stroboscopici e filosofie orientali, nel delineare perfettamente la Cina antica e le sue tradizioni di cappa e spada e epicità dal sapore di thriller, risulta effettivamente cosa strana. Ed è così che il celeberrimo John Woo, sfodera umiltà intellettuale pari solo al livello artistico delle proprie opere, capaci di fondere con gusto le arti marziali e il passato della sua terra, con le tecnologie della scuola statunitense, l’amore e l’azione, e sviluppando, con il nuovo piccolo capolavoro del genere, persino un insolito personaggio femminile, protagonista e tenace come non mai.
E sarà proprio lui il re della giornata, con il suo lucente premio alla carriera!
Accanto a lui le splendide novità italiane: dall’opera di Roberta Torre, “I Baci Mai Dati”, un intenso racconto di un Sud Italia bisognoso di miracoli e capace di trovarli persino negli oracoli dispensati d’improvviso da una piccola tredicenne visionaria, Manuela, tra maghi, un padre che forse non riconosce le sue reali esigenze, donne di polso (indimenticabile la performance di Piera Degli Esposti: divina!) e ritorno alle origini, coerentemente con la poetica tipica della nota regista e fotografa nostrana, concreta e onirica al contempo (nel cast l’attrice feticcio della Torre, Donatella Finocchiaro, e un insolito Beppe Fiorello), fino ad arrivare alla piccola perla di trasposizione contemporanea di un grande classico (anche esso, come noto, ambientato in Trinacria), da parte di Pasquale Scimeca. “Malavoglia”, ispirato dall’omonimo mitico romanzo di Giovanni Verga, parlerà di abbandono ed emarginati sociali di ieri, trasposti in un oggi più che mai ancora tristemente funzionante con le stesse dinamiche dell’originale letterario, al punto che le parole di pietra, in bocca ai suoi vinti, penetrano e rivivono ancora.
Infine con Antony Corider, giovane regista già fattosi notare a Cannes nel 2005, vincendo il premio Delluc come miglior opera prima per “Douches Froides”, con “Happy Few” sviscera una lussuriosa torbidità di incontri, rivalità amorose e avvicinamenti sessuali (verrebbe da dire “ma non solo”, ma in effetti gran parte della pellicola gravita proprio attorno al sesso) tra due giovani coppie della borghesia contemporanea francese, dove scambi lussuriosi, contenuti orgiastici e donne vincenti e maggiormente pronte alla sperimentazione e al confronto sessuale come via di manifestazione di sé stesse, portano al confronto-scontro, al fraintendimento intellettivo e sentimentale e, persino, a sconvolgere i socialmente consoni pre-impostati rapporti di coppia, arrivando a realizzare che, forse, mentre il sesso è ormai normale e quasi scontato in ogni sua forma, è proprio il bisogno di relazione, affetto e stabilità d’amore ad essere la perversione e conquista più ambita e temuta.
Riflessivo.
di Ilaria Rebecchi