admin On febbraio - 11 - 2011
Laura Veirs by Laura Penna
Laura Veirs by Laura Penna

Ora che stanno per tirar giu’ il palasharp (gia’ palavobis gia’ palatrussardi) c’e’ il sentore non particolarmente remoto che una certa tipologia di concerti si allontanerà da Milano per dar spazio ad altre location più accorte e sensibili a quello che puo’ essere definita “musica di qualita’.
A Milano in questo inizio anno restano concerti meno chiassosi, meno di massa.
Come quello di Laura Veirs, alla Salumeria della Musica, che presenta il suo settimo album, “July flame”.
Laura dal vivo è un buffa ragazza con le treccine, gli occhiali sul naso e un vestito a fiori: un’immagine molto diversa da quella che ci si potrebbe fare ascoltando i suoi dischi.

E’ accompagnata da due musicisti, che si alternano agli strumenti, e la stessa Laura nel corso del concerto suonerà chitarra, banjo e le tastiere.
Il concerto si apre con Ether Sings a cui segue  “Sun is King”.
Laura è a suo agio, il pubblico è seduto (e questo secondo me fa tanto in un concerto così essenziale e scarno) e lei quasi riluce dello spendore delle sue canzoni.
“All the pretty little horses”, suonata con banjo e violino, viene presentata come una canzone tradizionale, e nonstante Laura e i suoi occhialini siano del colorado si sente una caratterizzazione del sud USA (ma forse in questo l’iconografia ha lasciato un segno molto profondo nell’immginario di una ragazza cresciuta a con i telefilm americani prima che diventassero “serie”).
Laura quantomeno è abbastanza banale quando parla dell’Italia perchè noi – ehi – siamo il paese del buon cibo, ma per una volta non è pizza e spaghetti bensì di un inaspettato gelato.

Ma tu guarda, se me lo avessi detto sarei venuta anch’io da Grom con te, mia cara Laura.
Ad onor del vero, ha detto anche “nice people, beautiful mountains & good water”, chissàperchèpoi (cit.).

Laura Veirs by Laura Penna

Laura Veirs by Laura Penna

C’e’ una canzone ilare e divertente  le cui parole Laura non e’ che si ricordi poi cosi’ bene, deve prima ripassarle (come i bambini chiudendo gli occhi, strizzandoli, e ripetendo le parole mentalmente. Questa cosa delle parole ripetute mentalmente non e’ che proprio sono sicura, ma l’idea e’ questa).
L’esecuzione è a cappella, con degli scanzonatissimi battiti di  piedi e di mani, che coinvolgono tutto il pubblico nel momento “siamo tutti amiconi”.
Life is a good blues, tratta dal nuovo album, rivedere un posizionamento classico e convincente degli strumenti, che forse convincono più il pubblico con la forza semplice e diretta della semplicità ed essenzialità degli accordi.
Il concerto si chiude con un suggestivo My wooden vibrating mouth Sing me your lover’s song
Come with me we’ll head up north Where the rivers run icy and strong, che un po’ racchiude l’anima cantante di questo portento di ragazza.
Un unico appunto: un concerto di Laura Veirs che dura 50 minuti è decisamente troppo poco per un’artista con una produzione così ampia e stratificata.
Meno gelati e più canzoni, Laura!

by Marilù Cattaneo
pic by Laura Penna

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