11/12/2010 @ New Age Club (TV)
“Ciao! Vieni questa sera al concerto?” “Chi suona?” “Melissa Auf Der Maur” “E chi è?” “La ex bassista degli Smashing Pumpkins!” “Figo, allora vengo!”
Chissà quanti, tra quelli che hanno riempito il New Age in questo sabato invernale, avranno avuto una conversazione simile. Nonostante due album ben accolti da pubblico e critica sembrerebbe che Melissa non sia ancora riuscita a staccarsi dalle sue esperienze passate (prima una, importante, con le Hole di Courtney Love e poi una, minore e breve, con la band di Billy Corgan) e la sensazione è che anche il pubblico (perlomeno quello di questa sera) sia presente più per curiosità che per reale passione verso la sua musica.
Ma andiamo con ordine. Prima dell’istrionica bassista sul palco sono saliti i nostrani Grand Sound Heroes portando una ventata di buon vecchio rock’n’roll sporco e abrasivo, chiaramente ispirati da (serve dirlo?) AcDc e Motorhead. Almeno in qualche brano i veneti riescono a tirar fuori una certa personalità in grado di farli distinguere da migliaia di altri gruppi con cui condividono un genere che difficilmente brilla per originalità. Originalità ricercata dal cantante sul finale quando, armato di liquido infiammabile e accendino, infuoca l’asta del microfono. Scelta discutibile, ma di certo non si può dire che non si siano fatti notare.
Certamente più discutibile è la decisione di “ingannare” l’attesa che prelude a Melissa piazzando sul palco una bodypainter intenta a dipingere una simpatica bambolina in lingerie. L’ultima volta che ho visto una donna seminuda su un palco prima di concerto fu al Rock In Idro quando le “povere” Suicide Girls furono bersaglio di insulti e bicchieri, e ammetto che vedendo una biondina in mutande e reggiseno prendere posto sul palco per un attimo quelle immagini mi sono tornate alla mente. La “esibizione” tuttavia fila liscia e qualcuno dei presenti sembra anche apprezzare.
Quando è il momento di Melissa Auf Der Maur sul palco viene proiettato un breve filmato tratto dalla pellicola che compone, insieme ad un fumetto e al nuovo disco, il trittico Out Of Our Minds; vero e proprio progetto artistico multimediale della musicista canadese. L’atmosfera è senza dubbio suggestiva: boschi incantati, fiamme danzanti, laghi tenebrosi ed elmi medioevali colti dalle mani di un personaggio che immaginiamo provenire da una fiaba celtica. La macchina del fumo (onnipresente) contribuisce a preparare il palco per l’entrata di quella che comincia a sembrare sempre più una sacerdotessa del grunge (e ci perdonerà Patti Smith per l’accostamento). Melissa è sontuosa, elegante, solenne mentre regge un basso solo in apparenza ingombrante. Ad accompagnarla tre bravi musicisti (due chitarre e batteria) che peccano solo quando al posto del rumore viene chiesta una maggior delicatezza di tocco.
Fin dall’iniziale Isis Speaks è chiaro che Melissa e la sua band sanno il fatto loro e riescono a coprire con trucchi “da palco” e con l’esperienza le lacune che presentano i brani in repertorio. Seppur con alcune brillanti intuizioni infatti, questi appaiono nel complesso decisamente “deboli”, troppo legati al successo di una manciata di singoli (Followed The Waves prima, Out Of Our Minds ora) per poter sostenere da soli un intero live. E così per evitare l’effetto-noia si rendono necessari effetti speciali (proiezioni di immagini evocative, macchina del fumo abusata), chiacchiere (Melissa si rivela decisamente simpatica nel suo interagire col pubblico) e mosse da palco (in particolare il chitarrista, che sembra preso da una band new wave di primi ’80).
Ovviamente sono numerosi gli episodi tratti dall’ultimo lavoro, tra questi menzioniamo le già citate Out Of Our Minds e Isis Speaks, Lead Horse, 22 Below ed una Father’s Grave bella nonostante l’assenza di Glenn Danzing (sostituito da una registrazione che ha però creato uno spiacevole effetto-karaoke).
La risposta del pubblico tuttavia è piuttosto fredda e nonostante MAdM inciti più volte la gente a muoversi sono pochi quelli che esternano la propria partecipazione. E saranno in pochi anche quelli a richiamare sul palco i musicisti dopo un’infuocata Followed The Waves, con risultato che dopo qualche minuto di attesa Melissa si rifiuterà di suonare la cover finale di When The Music’s Over dei Doors. Questa era indicata in scaletta e la stessa Auf Der Maur ci confermerà in seguito (disponibilissima con i fan) che le sarebbe piaciuto suonarla, ma dato che il pubblico sembrava non gradire ha preferito risparmiarsela. Posizione criticabile, soprattutto pensando a chi dopo aver pagato 15€ si aspetterebbe un’esibizione perlomeno completa, ma onestamente la ex bassista di Hole e Smashing Pumpkins sembrava la più dispiaciuta dei presenti.
di Marco Dalla Stella
pic by Michele Spinnato
Super 🙂